TRY THE IMPOSSIBLETENTA L’IMPOSSIBILESUN RACON LA SUN RA ARKESTRA SOTTO LA DIREZIONE DI MARSHALL ALLEN AL FETIVAL USTUU-HUREE IN SIBERIA
Lasciatemi raccontare la storia che ha visto protagonista la SUN RA ARKESTRA sotto la direzione del Maestro MARSHALL ALLEN in Tuva. IL VIAGGIO IN SIBERIAHa dell’incredibile vedere IGOR DULUSH, l’organizzatore del FESTIVAL USTUU-HUREE attraversare diagonalmente con un sacco a spalla gonfio di un milione di rubli la vuota piazza tra il parlamento e il teatro di Kyzyl! Si sentirà un uomo ricco oppure un poveraccio? Egli continua costeggiando la bianca architettura asiatica, all’ombra degli alberi del viale, gira a sinistra ed entra nella banca. Costoro però non ne vogliono sapere nulla! La banca si rifiuta di accettare il milione di rubli e di versarli negli Stati Uniti d’America affinché i musicisti possano acquistare il loro biglietto d’aereo... che li porterà a Copenhagen... poi a Mosca... poi a Krasnojarsk... e infine a Kyzyl, la capitale della Repubblica Russa di Tuva, dopo 48 ore di viaggio e 12 di differenza di fuso orario. Scendere dall’aeroplano giocattolo nel quale il nostro bagaglio stava ammucchiato dietro i nostri sedili è un momento liberatorio; scendere la scaletta nella chiara luce di una radiosa mattinata ed essere accolti a braccia aperte da Igor. Vengono scattate le prime foto, la televisione tuvina registra l’arrivo, vengono scambiate parole di benvenuto, di ringraziamento, si pongono domande: che impressione fa essere qui? Respirare aria pura, mettere i piedi nuovamente a terra, abbracciare un caro amico e sapere che questo SOGNO è REALTÀ...? È un piacere salutare i musicisti che ci aspettano davanti al Ministero della Cultura, rivedere facce conosciute e dare un volto a voci sentite per telefono.... stringere delle mani, mettersi in posa per delle foto per poi entrare e consumare il primo pasto caldo: zuppa, riso, carne e insalata. Più tardi la polizia scorterà i nostri pullman diretti a CHADANA, bloccando il raro traffico ad ogni incrocio.
Prossima fermata presso un monumento buddista, eretto in onore del XIVesimo DALAI LAMA che il 20 settembre 1992 fecce tappa in Tuva. Guadagnamo la cima della collinetta che ci offre un panorama della valle nella quale scorre il fiume YENISEI spingendo lo sguardo fino oltre le colline immerse nella morbida foschia di un acromo e bollente cielo pomeridiano. Neanche ripartiti ci fermiamo nuovamente per ristorarci in una piccola locanda sulla strada dove sigarette e l’immancabile e gustosa pastina in brodo con carne di pecora, pane e tè attendono il viandante. Larghe aiuole si affacciano qui sulla strada: una striscia di asfalto che si perde nel solitario paesaggio. CHADANADal nulla spuntano gigantesche lettere: CHADANA, una cittadina costituita prevalentemente da basse case di legno che si estende nella piana. Il tempio buddista concede la sua ospitalità al festival USTUU-HUREE che sfrutta lo spazio accanto alla costruzione in mattoni le cui falde di lucide tegole verdi si susseguono a più riprese con slancio asiatico. La iurta più grande e meglio decorata (comprensiva di guardia
militare) è stata costruita per i musicisti afroamericani della
Sun Ra Arkestra. La iurta è la casa dei nomadi pastori e può
essere smontata e rimontata in poco tempo e venir trasportata, al seguito
del gregge di pecore, dall’accampamento estivo a quello invernale
e viceversa. Trattasi di una tenda a pianta circolare sorretta da uno
scheletro di legno, ricoperta di feltro e da un panno idrorepellente e
fissata con delle funi. Grazie alla sua forma circolare e alla strutturazione del suo spazio la iurta è pervasa da un’energia armoniosa; rappresenta i punti cardinali e segna le ore – il sole scandisce lo scorrere del tempo e la luna irradia il suo interno ben proporzionato. La porta intagliata guarda a meridione e chi entra si toglie le scarpe. Spessi tappeti coprono la vegetazione del terreno. Un letto si trova ad oriente l’altro ad occidente e sono ricoperti da tessuti di seta. A settentrione ci sono alcune cassapanche decorate e accanto all’entrata un armadio per oggetti personali e per gli alimenti. Nella tradizione tuvina uomini e donne coabitano nella iurta e vivono in grossi gruppi familiari. La parte occidentale della tenda è riservata agli uomini, quella orientale alle donne: queste sono all’incirca le spiegazioni dei due monaci buddisti che ci danno il benvenuto al suo interno. Ed ecco che alcuni musicisti ritengono che la iurta sia territorio esclusivamente maschile e inadatto per essere spartito con la donna bianca... Ed ecco che dopo questo viaggio infinito nella canicola estiva l’acqua basta solo per sciacquarsi le mani e la faccia... Ed ecco che i gabinetti sono a tonfo e quelli degli uomini sono davvero in uno stato pietoso... Infine però a vincere è il sonno ed alcuni si adagiano sui tappeti, altri sui letti... Parlo ad Igor di questa complicata situazione e gli chiedo se non ci sia un’altra possibilità di pernottamento per me, al che egli mi risponde che alternative non ce ne sono, inoltre secondo gli usi e costumi tuvini si vive sempre assieme e mai disgiunti. Poi aggiunge: „CULTURE SHOCK“ e ride saggiamente – questa è la parola per ogni disagio. Non si tratta appunto del normale albergo a più stelle con camere singole e letto spazioso, ma di una iurta regale collegata direttamente con la terra e con un modo di vivere basato sulla comunità e sulla cooperazione. E le latrine, in realtà, sono igieniche; forse anche meno inquinanti della variante occidentale con sciacquo... Il mattino seguente, dopo essere stato riscaldato, il RUSSIAN BAGNA, il bagno russo, è pronto e possiamo fare una sauna e lavarci, miscelando in una tinozza smaltata l’acqua bollente della stufa con dell’acqua fredda contenuta in una vasca da bagno! In realtà non c’è tempo per riposarsi – facce curiose si affacciano alla porta della iurta alla quale i militari fanno la guardia. Chiunque decide di uscire si ritrova circondato da una massa di indigeni che vorrebbero scattare la foto dell’anno, dalla stampa che intende sapere ad esempio quale sia il messaggio che abbiamo per i giovani di Tuva. – Il messaggio è la MUSICA, soprattutto quella di Sun Ra e di Marshall Allen, suonata dalla band di un creatore... Bellissime giovani donne vestite di cangianti costumi di seta e di copricapi a forma di fiore celebrano la CERIMONIA DI BENVENUTO. Ad ogni ospite offrono una scodella di tè con latte e uno scialle verde o blu. Il verde è il colore della ricchezza estiva, il blu è il colore dell’universo e delle forze spirituali. IL CARNEVALEPoco dopo inizia il CARNEVALE – la processione attorno e attraverso Chadana. In testa al corteo stanno i monaci buddisti, seguiti dalle autorità politiche e da maschere rituali buddiste: svariate maschere di Budda in rosa, blu oppure marrone con un occhio verticale sulla fronte a simboleggiare l’illuminazione divina; segue il vecchio dalla barba bianca che rappresenta la fertilità ed è anche il signore della terra e dell’acqua; in fine compaiono una maschera di uccello e una di capriolo come simboli delle forze animali. Seguono la formazione dei tamburi, quella delle campane e quella delle percussioni, poi molti suonatori tra i quali ve ne sono alcuni con il proprio strumento e l’abito tradizionale. Ad intervalli regolari si ode un suono monotono e lungo proveniente dai fiati. Un autocarro trasformato in palco mobile accompagna il carnevale: non appena la processione si ferma i giovani musicisti tuvini che vi stanno sopra si mettono a suonare per i molti curiosi partecipanti... LA CERIMONIA D’APERTURA DEL FESTIVAL USTUU-HUREELa cerimonia d’apertura segue ai discorsi del Vicepresidente della Repubblica, della Ministra della Cultura, del Sindaco di Chadana e del direttore del festival. Sul palco una statua di Budda orante viene scoperta – l’effetto del rosso smorzato della tonaca monacale accanto all’oro raggiante della statua è magnifico; come anche le pallide emanazioni di incenso accompagnate dal canto litanico delle preghiere. Poi cade una fitta PIOGGIA – ciò viene interpretato come un segno positivo da parte degli spiriti e nessuno si aspetta che poco dopo la pioggia smetta... Così il programma musicale viene posticipato al pomeriggio successivo... LA ROVINA DEL TEMPIO USTUU-HUREEDopo 10 minuti di macchina dal festival raggiungiamo la maestosa rovina del tempio Ustuu-Huree: nell’era del comunismo sovietico i religiosi vennero perseguitati e uccisi ed il tempio distrutto fino alle fondamenta. Quando arrivo io la cerimonia buddista è in pieno corso. All’interno della rovina hanno messo un tavolo sul quale è appoggiato un ritratto dell’attuale Dalai Lama. Alla sua base delle scodelle con latte speziato, confetti, banconote e monete. Dietro, appoggiate alla parete, ci sono delle stanghe legate con delle corde alle quali stanno attaccate delle variopinte Chalama e delle bandierine di preghiera. In molti si sono messi pazientemente in fila per intingere l’anulare della mano destra nel latte e bagnarsi la fronte e i capelli. Alcuni lasciano delle offerte ed altri aggiungono la loro bandierina di preghiera, spesso carica di gioiose parole di speranza, legandola fra i desideri di molti altri.... L’aria è carica di incenso dal profumo di ginepro e in molti procedono in senso orario attorno al tempio facendo scorrere la mano sulla pietra cruda soprattutto ai cantoni della rovina. Nelle strette fessure della pietra scopro molte monete... FATE IN A PLEASANT MOOD SUN RA & HIS ARKESTRA – LOVE IN OUTER SPACE , Leo Records CD LR L54 IL FESTIVAL USTUU-HUREEè dedicato all’omonimo tempio buddista del XVesimo secolo ed è inteso come un aiuto alla sua ricostruzione... Il suo programma include l’esibizione di molti giovani musicisti e studenti di musica della Tuva e l’ascolto di questi giovani talenti formati con l’antica tradizione del canto gutturale e di quello bitonale e nell’uso degli strumenti locali è sorprendente. STRUMENTI TRADIZIONALIAl fine di descrivere gli strumenti tradizionali desidero citare Zoya Kyrgys, il direttore del centro internazionale di ricerche „Khoomey“ di Kyzyl: IGIL (violino suonato sulle ginocchia; con la chiocciola a forma di testa di cavallo): possiede 2 corde accordate con un intervallo di una quinta e viene suonato con l’archetto. È spesso citato nell’epica, nelle canzoni e nelle fiabe del popolo tuvino. Il timbro dell’igil è simile alla voce umana e possiede un colore pieno e setoso che talvolta produce un ronzio quasi nasale. La sua risonanza è minore rispetto ad altri strumenti simili. BYZAANCHY: ha 4 corde suonate con l’archetto e accordate a coppie con un intervallo di una quinta. È uno strumento molto amato sia in passato sia al giorno d’oggi. Possiede un colore più stridente e ruvido rispetto all’igil. Assieme a quest’ultimo rappresenta l’accompagnamento indispensabile di cantori attori e raccontastorie. DOSHPULUUR: possiede 2 corde e si pizzica. In tempi passati era molto diffuso e se ne trovava uno in ogni iurta. Il suo colore è setoso, morbido, da musica da camera. È lo strumento musicale più popolare fra chi pratica il canto gutturale. CHADAGAN: questa cetra a 10 corde (accordate con intervalli di una quinta) è fra gli strumenti antichi quello forse più comune. Possiede un colore deciso e chiaro ed è spesso citata in testi epici leggende fiabe e canzoni popolari della gente di Tuva. Viene spesso usato come strumento d’accompagnamento. CHANZY: sono 3 le sue corde ed è molto diffuso nell’Asia Centrale. Le sue corde sono spesse e la cassa di legno è ricoperta di pelle di serpente. Possiede un suono forte che viene prodotto pizzicando le corde con la mano destra. È molto amato da coloro che praticano il canto gutturale. Anna Iridekova, studentessa al liceo statale della Repubblica di Tuva, ci dà informazioni su altri strumenti musicali: DEMIR-HOMUS: si tratta di un piccolo scacciapensieri
metallico – chiamato anche „Chaaktary“, che alla lettera
significa: „le guance con la lingua nel mezzo“. Lo scacciapensieri
possiede un astuccio apposito di legno ornato che serve a proteggere la
sottile linguetta metallica. LIMBY: trattasi di un flauto di bambù di varie dimensioni a 7 fino a 11 fori la cui estremità superiore viene otturata con un tappino di legno. Non è permesso alle donne di suonare questo strumento legato alla religione tibetana. Il suo nome è pure di derivazione tibetana. Inoltre esiste anche lo SHOOR, un flauto a due canne – una canna yin e l’altra yang – di dimensioni diverse, fatte tradizionalmente di legno di salice oppure da qualche tempo anche di metallo. I due tubi sono aperti alle due estremità e hanno 5 fori. Il loro suono viene paragonato al KARGYRAA, il canto gutturale baritonale. LA TRADIZIONE DEL CANTO GUTTURALEUna delle espressioni principali della musica di Tuva è il KHOOMEY, il canto gutturale di cui esistono almeno 5 stili, prodotto attraverso un uso particolare delle corde vocali. Il KHOOMEY è formato da due toni (di cui uno è un suono armonico) cantati simultaneamente. Di questo stile si dice riesca ad addormentare un bambino. Il SYGYT è caratterizzato da un tono doppio leggermente compresso di registro superiore, simile al suono di un flauto melodioso. Il KARGYRAA si distingue per dei toni gutturali, bassi e ampi. Il BORBANNADYR è un tremolo enfatizzato che ricorda il gorgoglio di un flusso di acqua. L’EZENGILEER gioca con il suono nasale ng-gü. Il CHYLANDYK è la combinazione del Sygyt con il Kargyraa. Chiunque pratica il canto gutturale/bitonale possiede e padroneggia uno stile proprio e ha una conoscenza approfondita di molti canti della tradizione tramandati oralmente di generazione in generazione. Inizialmente il canto gutturale era una pratica riservata agli uomini mentre oggi si incontrano delle cantanti che padroneggiano questa tecnica con bravura e precisione. Molte di loro hanno partecipato al festival Ustuu-Huree, come anche molte altre giovani eccellenti suonatrici di strumenti tradizionali. Comunque i vincitori del concorso canoro sono pur sempre degli uomini: i componenti della band ALASH. Tutti i musicisti tuvini, uomini e donne, vestono di splendidi costumi di seta e portano dei cappelli con un nodo fatto in maniera da nasconderene i due capi – il simbolo dell’UNIVERSO... Accanto al tempio buddista è stato costruito il palco completo di copertura e fornito di tutta l’attrezzatura per il suono e le luci secondo lo standard di un festival di musica in piena regola. A differenza della musica classica suonata in eccellenti spazi architettonici che provvedono ad un’amplificazione naturale, la musica di altro genere viene oggigiorno perlopiù amplificata tecnicamente aggiungendo al suono originario dello strumento le caratteristiche dell’amplificazione. La qualità acustica del suono risulta modificata: esso perde qualcosa del suo calore e del suo timbro. D’altra parte però ciò permette ad alcune migliaia di visitatori di ogni età di soddisfare il loro acceso interesse per il festival e la sua musica internazionale. Il pubblico costituisce davvero una sorpresa – non solamente per il fatto che ad accorrere sia in frotte, ma anche per il fatto che ci sono spettatori di tutte le età: le madri arrivano con i loro neonati e i bambini, e ci sono anche molti visi che portano i segni di una lunga vita. VENGONO TUTTI. Quelli che mi colpiscono di più sono i molti bambini curiosi, la bocca aperta, gli occhi sgranati, che prestano l’orecchio a musiche dai suoni familiari o sconosciuti... A differanza di società occidentali nelle quali i bambini sono esplicitamente tenuti alla larga dalla musica, le ragazze e i ragazzi tuvini godono di una squisita possibilità di ascolto, di visione e di apprendimento! I MUSICISTI E LE BAND NAZIONALI ED INTERNAZIONALIÈ dunque ovvio che la società tuvina abbia prodotto eccellenti musicisti, molti ancora giovani! Ed il festival rappresenta la possibilità di offrire loro la piattaforma necessaria per mostrare il loro talento. In Europa e nell’ambiente jazzistico americano sono pochissimi i musicisti provenienti dalla Tuva – si possono menzionare la band HUUN-HUUR-TU e SAINKHO NAMTCHYLAK, la cui voce straordinaria e il suo canto gutturale bitonale sono divenuti famosi grazie al contrabbassista tedesco PETER KOWALD=. È stata la stessa Sainkho Namtchylak ad invitarmi nel 2002 in Tuva contribuendo così alla nascita e alla realizzazione di questo progetto. La prima formazione a comparire è l’orchestra nazionale proveniente dalla capitale – ORKESTR NARODNYKH INSTRUMENTOV KYZYL – composta da giovani brillanti musicisti che interpretano con precisione tesori musicali della loro nazione. Molti di questi pezzi verranno interpretati anche dalle molte band che seguiranno e con ogni ripresa si imprimono sempre meglio nella mia memoria rimandando al ritmo degli zoccoli dei cavalli nella steppa, oppure a quello del profilo delle creste montuose che circondano il luogo, oppure al gioco dei riflessi sullo specchio d’acqua del fiume Yenisei. E questa musica racconta storie gioiose, meandriche fiabe di suoni che vengono da lontano, mentre gli occhi miei ammirano gli abiti splendenti e l’eleganza estiva dei cappelli che paiono fiori. In scena arrivano ora dei danzatori dai cappelli e dalle maschere sovradimensionate; sono i membri del GRUPPA «ÉNE-SAJ» KYZYL venuti per scacciare gli spiriti maligni... È davvero magnifico. E il festival raggiunge la perfezione non appena cedono le balaustrate e il pubblico avanza carico di entusiasmo sembrando quasi volere scalare il palco!
Indimenticabili sono state NINI BANG e CHRISTINE FENTZ, due giovani cantanti e flautiste danesi venute nell’estremo oriente con la loro musica vichinga... oppure il coro tradizionale russo ANSAMBL «OKTAJ» di KYZYL. Il GRUPPA «TY VA KYZY» di KYZYL è una splendida formazione femminile, impregnata di tradizione tuvina, diretta da CHODURAA TUMAT che ha fondato anche il GRUPPA «TY VA KYZY – 2», una piccola orchestra di studentesse di musica. Sarà lei a creare una composizione per il festival UNCOOL 2006. Inoltre al festival partecipa anche KONGAR-OOL ONDAR, il maestro del canto gutturale e fondatore del museo monolocale di strumenti tradizionali di Tuva. Egli si è esibito assieme alla fantastica giovane band GRUPPA «ALASH» di KYZYL. È venuto a dare prova delle proprie capacità anche il cantante e suonatore di byzaanchy e di homus ANATOLIJ KUULAR che una volta faceva parte della famosa band HUUN-HUUR-TU. In tutto sono presenti circa 40 fra band, ensemble e orchestre, molte
delle quali provenienti dalla scuola di musica di Kyzyl. Desidero qui
elencare quelle non ancora menzionate: ... E naturalmente THE SUN RA ARKESTRA venuta dagli Stati Uniti d’America e diretta da MARSHALL ALLEN che entrò a farvi parte nel 1958 senza mai più lasciarla! L’Arkestra venne fondata da SUN RA –
ART JENKINS Poesie / MARSHALL ALLEN Musik
La particolarità della Sun Ra Arkestra è il comparire in fantasiosi costumi spaziali con dei copricapi scintillanti, l’indimenticabile e trascinante swing della sua musica, i passi di danza dei musicisti che scendono dal palco per portare la musica nel pubblico – A BETTER MUSIC FOR A BETTER WORLD (Marshall Allen). L’arrangiamento di questa musica è individuale e si sviluppa in direzione di un’armonia perfetta e di eruzioni turbulente di suoni volanti... WHEN YOU WISH UPON A STAR N. WASHINGTON and L. HARLET
canta ART JENKINS con la sua più delicata voce per una bambina che sorride contenta nelle sua braccia... Sì, la Sun Ra Arkestra è la stella splendente del festival e il pubblico balla, alza le braccia e batte le mani. WE TRAVEL THE SPACEWAYS FROM PLANET TO PLANET... Con questa famosa composizione di Sun Ra e alcuni salti cosmici i musicisti spariscono uno dopo l’altro mentre la melodia perdura sospesa nell’aria della notte. L’OFFERTA DEL FESTIVALIl festival è popolato da piccole cucine, fuochi a cielo aperto e bancarelle presso le quali il pubblico può acquistare vivande come PELMENI, SHASHLYK e TÈ CON LATTE oppure confetti dalle carte variopinte; l’offerta include anche VESTITI tradizionali e souvenir fatti a mano come per esempio la faccia dello SPIRITO DELLA MONTAGNA dipinta su di un pezzo di corteccia. I chioschi sono delle costruzioni semplici fatte con poche assi che ne delimitano il perimetro e alle quali sono appesi a mò di pareti dei panni variopinti, a fiori oppure con disegni geometrici, ognuno diverso dagli altri. I musicisti hanno il loro proprio ristorante che mi ricorda un monolocale mediterraneo dalle pareti intonacate; i tavoli e le sedie sono di plastica leggera e i tovaglioli ripiegati a forma di triangolo sono trattenuti da portatovaglioli giallo uovo. Le gustose pietanze sono accompagnate da tè, tè con latte oppure dal KOMPOTT, un’eccellente bevanda ottenuta con mele cotte e uva passa. AI-TCHOUREK – CUORE DI LUNADi primo pomeriggio passeggio nell’area del festival quando ad un tratto dal nulla si alza un forte turbine di vento che solleva della polvere dal terreno secco. Il fatto di non poter riscontrare nel cielo nessun men che minimo cambiamento meteorologico mi lascia sgomenta. Non appena però abbia finito di sfregarmi gli occhi per togliere la polvere mi ritrovo la sciamana AI-TCHOUREK in faccia a me. È appena arrivata da TOS DEER, uno dei centri sciamanistici di KYZYL. Poi il vento cessa nello stesso modo improvviso come si era alzato. I AM THE BROTHER OF THE WIND SUN RA – SPACE IS THE PLACE, Film 1974
Lo sciamanismo era parte integrante della vita spirituale e culturale del popolo tuvino. Durante l’era del comunismo sovietico non vennero solamente perseguitati i monaci buddisti ma anche gli sciamani che pure vennero obbligati a rinunciare alle loro credenze e alla loro professione. Solamente a partire da tempi recenti, grazie alla Perestroika, è loro nuovamente permesso di mettere in pratica le conoscenze ereditate e così hanno fondato diversi centri sciamanistici presso i quali tengono delle cerimonie, curano le persone e prestano ascolto alle loro necessità e desideri. Gli sciamani sono l’anello che unisce il MONDO DEGLI SPIRITI / la NATURA all’uomo. Le loro attività hanno lo scopo di PURIFICARE, CONSACRARE, PREDIRE, CURARE, impartire dei PRECETTI, trarre ENERGIA dall’universo, stabilire un EQUILIBRIO... Gli sciamani si avvalgono dell’ALGISH, il canto sciamanico che accompagnano con il BUBEN, un grosso tamburello il cui profilo è fatto di legno e sul quale è tesa una membrana animale, spesso ornata con disegni magici, che lo ricopre completamente. Talvolta lungo il profilo, sotto la membrana, sono visibili delle terne di pomelli applicatevi nove volte. Il tamburello viene percosso con un mazzuolo dalla testa ricoperta di pelliccia alla quale sono applicati degli anelli di metallo.
AI-TCHOUREK – CUORE DI LUNA arriva in tempo per l’ultimo giorno del festival e si esibisce suonando il DEMIR-HOMUS, lo scacciapensieri metallico, con CHODURAA TUMAT (canto) e MARSHALL ALLEN (sassofono contralto) dando vita ad un concerto magnificamente ispirato... I concerti sono terminati e la luna piena si staglia sopra la silhouette delle montagne – alcuni musicisti dell’est e dell’ovest sono seduti attorno ad un fuoco e accompagnano delle melodie con della poesia improvvisata... Marshall ed io ci dirigiamo verso una delle cucine a cielo aperto per mangiare qualcosina. L’ostessa ci fa capire attraverso gesti e mimica che ha gradito molto la Sun Ra Arkestra e ci offre un bollente tè con latte – l’ideale in questa piuttosto fresca notte siberiana prima di infilarci fra materasso e calde coperte, tutto messo a disposizione dalla popolazione di Chadana... CULTURA TUVINA: CORSE DI CAVALLI, LOTTA E FUNAMBULISMOAccanto alla musica tradizionale e quella contemporanea, a riti sciamanici e buddisti, il festival intende dare spazio anche ad altre espressioni della cultura tuvina: LE CORSE DI CAVALLI, la LOTTA e il FUNAMBULISMO (tenutosi presso il Lago di Latte, ma che non ho visto). La piana è così estesa che nessuno ha mai pensato di costruire un ippodromo. I cavalli vengono montati senza sella e per la partenza si mettono in riga uno accanto all’altro – quando anche l’ultimo è pronto viene dato il via: dalla steppa si alza una nuvola di polvere e dopo una lunga galoppata, quasi a perdita d’occhio, un talentuoso fantino con il suo bianco elegante e snello cavallo viene eletto vincitore della gara. È una giornata di calura e il sole batte indefesso sul cerchio di spettatori: nel loro mezzo dei giovani uomini si mettono in mostra allargando le braccia come aquile. Battono le mani sulle nude cosce con un colpo forte e convincente prima di essere chiamati a coppie nel ring con l’obiettivo di gettare a terra il prima possibile l’avversario – chi tocca terra per primo ha perso. Knoel Scott non si lascia scappare l’occasione: con i grossi stivali, gli slip blu, le maniche verdi che coprono parzialmente le sue braccia lasciando a nudo il resto del suo corpo muscoloso fa una buona impressione. Con una camminata pendolante si avvicina al suo avversario che messogli accanto appare piuttosto esile. Ma poi – dopo l’attacco ben dosato e durato solo qualche decimo di secondo Knoel inciampa sulla gamba dell’avversario e cade a terra... Il suo eroico tentativo strappa un applauso pieno di entusiasmo. IL VIAGGIO ATTRAVERSO LE MONAGNE FINO AL LAGO DI LATTELasciamo parte del nostro bagaglio nel tempio buddista e veniamo condotti con una certa fretta in un ristorante della cittadina per una colazione-pranzo, per poi salire sugli autobus che ci porteranno in direzione delle TAIGA – sulle montagne situate a nordovest di Chadana. Alla frontiera distrettuale siamo accolti dal Presidente del Distretto del Lago di Latte che ci offre per mano di alcune bellezze locali in costumi tradizionali del tè con latte e degli scialli blu. Passando dall’asfalto alla terra battuta il viaggio continua attraverso pascoli, ruscelli costeggiati da betulle, paesaggi boschivi e lungo una selvaggia valle di montagna. Sostiamo in un luogo spirituale dove sopra ad un basamento roccioso giacciono tre macigni – uno più pesante dell’altro – accanto ad un OVAA. Gli uomini presenti vengono ora sollecitati a trasportare i tre sassi (o almeno uno di loro) facendo un giro del basamento affinché il destino ci sia propizio – un compito erculeo! Il bagaglio viene caricato ora su jeep e pulmini e continuiamo il viaggio passando per colline e attraverso boschi di larici. Una breve sosta ad un vertice ci permette di osservare l’ordine melodico delle catene montuose che si dissolvono nell’afa estiva. Decido di percorrere a piedi il cammino che mi separa dal prossimo vertice dal quale mi si aprirà la vista sul lago. Quello che mi si presenta è un quadro da favola – all’ombra di un verde larice riparato da una parete rocciosa vedo un magnifico cavallo marrone e sellato, dalla criniera e dalla coda nere che in un mare di fiori ultramarini alza la testa mentre sta masticando l’erba speziata per osservare la mia inattesa comparsa... Dalla cima la vista plana sopra pendii boschivi, percorre la pianura paludosa fino a posarsi sul lago che chiaro riluce in assoluta CALMA ai piedi del KYZYL TAIGA, la MONTAGNA ROSSA. Con IOURI del festival di Samara scendiamo a valle attraversando la meraviglia del bosco di larici, sprofondando di non poco nel muschio cosicché il nostro andare pare al rallentatore enfatizzando le varie fasi del passo. È una sensazione davvero straordinaria! La selva è selvaggia, intatta da interventi umani, e possiede una varietà sconosciuta di fiori e di erbe che sarà ancora maggiore quando raggiungiamo il terreno paludoso che circoscrive il lago trasportandoci in uno stato di contentezza e di beatitudine. Mai prima d’ora ho avuto un’esperienza così profonda della bellezza della natura e mi rendo conto che essa è causata dalla mutante diversità dell’apparenza e dell’espressione – non dalle monocolture che si sono impossessate così invadentemente del paesaggio europeo. Sì! Mi ritengo privilegiata di aver potuto assaporare la ricchezza esultante di questa biodiversità. Ora ognuno potrà capire quale sia la ragione della fattura degli stivali tuvini dalla punta rivolta verso l’alto, della quale si dice sia stata creata così per meno danneggiare le piante mentre uno cammina... Arrivata alla pista dei fuoristrada vedo una jeep che mi viene incontro, si ferma, e dalla quale scendono coloro che poi si presentano come i membri del servizio sanitario addetto alla nostra salute sulle montagne. Mi offrono una tazza di tè perfetto dopo la camminata e come senza dirlo ci mettiamo in posa per la foto di gruppo... Poi giungo al campo costituito da una casa di un solo vano, una iurta pendente messa in piedi ancora sul pendio, una piccola capanna che si rivela essere la cucina, davanti alla quale hanno acceso un fuoco. Poco più in là c’è un albero al quale hanno legato una pecora che triste attende la propria fine. Fra gli alberi sono state montate delle piccole tende e alcuni fuochi sono stati accesi per bollire l’acqua per il tè e per tentare di asciugare i vestiti e le scarpe umidi. Una pioggerellina cade e ai nuovi arrivati, seduti al tavolo di legno, viene offerto del pane, delle sardine sott’olio e del tè con latte. Come sarebbero contenti se anche loro potessero calzare degli stivali tuvini per non calpestare le STELLE ALPINE (Leontopodium alpinum) che crescono dappertutto! La stella alpina è un fiore siberiano che durante l’era glaciale si diffuse in Europa e divenne poi il simbolo delle Alpi. SÜT-CHOL
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